Saper disinnescare, ma quant’è difficile?
Nel caos di un mondo sempre più interconnesso, dove i segreti possono essere rivelati con un semplice tocco sullo schermo di un cellulare, il film Perfetti Sconosciuti (2016) di Paolo Genovese ci offre una riflessione profonda e talvolta scomoda sulla natura delle relazioni umane. Attraverso la storia di sette amici riuniti per una cena, il regista italiano esplora come i legami affettivi possano essere messi alla prova quando i personaggi decidono di mettere in comune i contenuti dei loro smartphone. Ma al di là della trama coinvolgente e spesso imbarazzante, emerge un concetto centrale che vale la pena analizzare: il “saper disinnescare”.
Il termine, utilizzato nel film da uno dei protagonisti, fa riferimento alla capacità di gestire conflitti evitando che degenerino in scenari irreparabili. In un contesto sociale dominato dall’istinto di rivalsa e dalla tendenza a drammatizzare ogni situazione, questa abilità appare oggi più necessaria che mai.
Questo processo richiede autocontrollo, empatia e un’intelligenza emotiva sviluppata. Non significa ignorare i problemi o fingere che non esistano, bensì affrontarli con calma e razionalità, evitando reazioni impulsive che potrebbero aggravare la situazione.

Nella vita quotidiana, spesso ci troviamo ad affrontare momenti di tensione con partner, familiari, colleghi o amici. Le parole dette in preda all’ira possono lasciare cicatrici difficili da cancellare. Qui entra in gioco l’importanza del “saper disinnescare”. Significa fare una pausa, prendersi un momento per riflettere prima di rispondere, e scegliere accuratamente le parole e il tono. In un’epoca in cui i social media amplificano ogni discussione e trasformano le differenze di opinione in battaglie pubbliche, questa abilità è fondamentale per preservare non solo le nostre relazioni personali, ma anche la nostra salute mentale. Imparare a disinnescare permette di mantenere la dignità e la rispettabilità, anche nei momenti più difficili.
Tuttavia, non sempre è facile mettere in pratica questa abilità. Anche i personaggi del film, pur essendo consapevoli della necessità di evitare conflitti eccessivi, si ritrovano spesso travolti dalle loro emozioni, incapaci di smorzare tensioni che sfuggono al controllo. Questo paradosso riflette una realtà universale: sapere teoricamente come gestire un conflitto non significa necessariamente essere in grado di farlo quando le cose si complicano.
La capacità di disinnescare richiede una combinazione di autocontrollo, empatia e lucidità mentale. Ma quando ci troviamo davanti a situazioni emotivamente cariche, queste qualità possono vacillare. Anche nei momenti in cui cerchiamo di applicare il principio del “saper disinnescare”, possiamo fallire. Ci sono casi in cui le nostre buone intenzioni vengono misconosciute o ignorate dagli altri.
Ad esempio, Leo nel film prova a usare l’umorismo per alleggerire le tensioni, ma talvolta le sue battute vengono interpretate come provocazioni piuttosto che come tentativi di pacificazione. Questo ci ricorda che il contesto e la percezione degli altri giocano un ruolo cruciale nel successo o nel fallimento dei nostri sforzi.
Perfetti Sconosciuti ci insegna che il “saper disinnescare” è una qualità preziosa, ma anche fragile. Le relazioni umane sono complesse, e non sempre riusciamo a gestire i conflitti con la grazia e la saggezza che vorremmo. Tuttavia, la consapevolezza delle difficoltà legate a questa abilità è già un primo passo verso il miglioramento. Imparare a riconoscere i nostri punti deboli e adattare le nostre strategie ci permette di navigare meglio le tempeste emotive della vita quotidiana.
In fondo, come suggerisce il film, non si tratta di essere perfetti, ma di cercare di essere sempre un po’ più comprensivi, pazienti e empatici, anche quando è più difficile. E forse, in questo tentativo continuo, stiamo già costruendo relazioni più autentiche e durature.
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